Lavinia la turca
Lavinia fuggita
Opera da camera in un atto
di Matteo D’Amico
libretto di Sandro Cappelletto, liberamente tratto dall’omonimo racconto di Anna Banti
prima rappresentazione: Modena, Teatro Comunale 12 dicembre 2004
Teatro Comunale
via del Teatro 8
Modena
tel. 059.20 00 20 – fax 059.20 00 21 www.comune.modena.it/teatrocomunale/; teatro@comune.modena.it
13 dicembre 2004
Ancora una nuova opera commissionata dal Teatro Comunale di Modena, da offrire ai giovani delle scuole, sulla scia di una meritoria iniziativa avviata ormai da qualche anno. Questa volta il compositore coinvolto è Matteo D’Amico che, complice il “librettista” Sandro Cappelletto, ha realizzato “Lavinia fuggita”, opera da camera in un prologo e sette scene dal racconto di Anna Banti, nel ventesimo anniversario della sua scomparsa. Tanti i punti a favore di questa impresa, dunque: opera nuova, contemporanea, realizzata per l’occasione – dato raro – che ricorda una scrittrice sensibile, colta e, possiamo dire, quasi dimenticata – altro merito – il tutto pensato per i giovani, che si trovano così a confrontarsi, nello stesso momento, con il teatro d’opera e con la musica contemporanea. Alla “prima” di domenica pomeriggio, colpevoli forse le spedizioni per regali natalizi, il teatro non era di certo esaurito, ma il calore del pubblico si è comunque fatto sentire alla fine dell’ora in cui sul palcoscenico è stata raccontata la storia di Lavinia. Orfana dell’Ospedale della Pietà veneziano, la protagonista condivide insofferente la condizione delle sue compagne, fatta di preghiera e canto, vivaldiano naturalemnte. Ma Lavinia ha il sangue che le parla della sua terra lontana, e anela alla libertà, al ritorno, che trova di tanto in tanto nella musica che compone di nascosto, e che Vivaldi – furbastro – fa sua. Un bel giorno, un misterioso marinaio turco che porta con se un piu che simbolico colore rosso, la porta via: Lavinia, così, fugge. I versi di Cappelletto sono ben confezionati, chiari e a tratti anche divertenti, la musica di D’Amico si nutre di palesi riferimenti al Prete Rosso (“Juditha Triumphans”, l'”Inverno” delle “Stagioni”) drammaturgicamente funzionali, su un impianto stilisticamente variegato, tenuto assieme da un univoco carattere timbrico della partitura. La messa in scena – regia Paola Viano, scene Antonella Conte – è essenziale ma funziona, con belle idee come la discesa dall’altro degli strumenti per il concerto delle “pute”. Giovani ma generose d’impegno le interpreti, a partire da Ermonela Jaho nei panni di Lavinia. Aldo Sisillo alla guida dell’Orchestra da camera del Comunale ha seguito con precisione la trama musicale. Come detto, alla fine applausi per tutti.
Alessandro Rigolli
[Source: *Il giornale della musica*]